ARTgallery

 

Opere d’Arte su Commissione

Ginger House Project è una galleria d’arte che produce su commissione opere uniche, richieste espressamente dal collezionista.
il Brief richiesto per la realizzazione delle opere presenti all’interno di Ginger House Project è basato su due concetti: l’ospitalità come benvenuto a Milano e una reinterpretazione dei luoghi iconici di una città tutta da scoprire.
Il gallerista ha scelto personalmente questi temi e commissionato le opere agli artisti presenti: Matthias Schnabel, Ludovica+Roberto Palomba, Raffaele Barbuto, Fausto Caletti, Carlo William Rossi+Fabio Mureddu, con il supporto della curatrice di Rossella Farinotti.

ARTISTS

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GINGER

Carlo William Rossi

+ Fabio Mureddu

L’opera fotografica, realizzata da William Rossi e Mureddu, rappresenta una poetica sintesi della collaborazione tra i due artisti. Un uomo, un “ginger” appunto, è immortalato di spalle, in una posa plastica, ma fortemente umana, quasi toccante. Il soggetto sfugge all’occhio, è pensieroso. Un pensiero romantico sottolineato dalla patina cromatica scelta quasi a sottolineare un’evasione dal reale. Quello del “ginger” è infatti un mondo da sogno, un’evasione. L’opera, piccola, raffinata e installata su plexiglass, è il simbolo della casa e del suo ospite educato, ma sempre presente. Come sempre presente sarà questa immagine in ogni Ginger House. Quei rossi, rosa e azzurri, delicati e surreali, restituiscono un cenno sottile di cromie che non esistono all’interno della Ginger House, e che vanno dunque scovate nelle caratteristiche di chi ci abita.  

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ALANO

Matthias Schnabel

Il video come mezzo ideale per tradurre un’illusione e l’idea di qualcosa di animato.  

Alano è una video installazione realizzata su commissione, appositamente per la Ginger House. Attraverso la libertà lasciata all’artista nell’interpretazione della sua forma, il soggetto raffigura un’anima, quella di un cane, che, grazie al supporto digitale, potrà essere sempre conservata. L’installazione simboleggia le tante emozioni condivise tra l’animale intellettualmente più evoluto, l’uomo, e questo raffigurato, amato, prescelto e fedele. Queste emozioni sono preziosamente intrappolate in pochi, lenti, surreali e magici fotogrammi e movimenti digitali ripetuti. L’opera, creata anche attraverso l’ispirazione estetica di un’icona religiosa, sottolineata da un’aureola luminosa, in movimento anch’essa, è animata con stile quasi naïve, e si rapporta a impatti visivi retrò, ma attuali, collocandosi nella contemporaneità dell’oggi. Il gioco dei riflessi creati dall’acqua in digitale – che indica un riferimento a diverse opere dell'artista realizzate proprio con questo elemento – contribuisce a celebrare l’“icona Alano”. Un simbolo che protegge la casa e sorveglia i suoi abitanti. 

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41

Ludovica+Roberto Palomba

 

41 è un gesto, un segno creativo reso possibile dalla tecnologica. 

41 è anche una storia, l’eterna storia che si ripete spesso tra chi possiede il fare e chi lo immagina. 

41 caratterizza tutto il living di questa casa invadendo i vari ambienti dalla zona divano alla cucina e è chiaramente visibile dall’ingresso. 

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PARALLEL LINES

Fausto Caletti

La rilevanza dei materiali d’uso quotidiano nella pratica artistica è un rimando naturale, immediato, alla Minimal Art americana. Un utilizzo in cui la semplicità della forma, l’energia della materia e la sua relazione con lo spazio circostante rappresentavano la forza motrice del fare. Fausto Caletti realizza un’opera site specific in una totale relazione con lo spazio. Più che un dialogo, crea un rapporto necessario, imprescindibile, con la struttura dell’appartamento. I due tubi dorati qui rappresentano un totem simbolico per lo spazio e, riguardo al contesto, un rimando all’essenza di una certa milanesità. L’impianto di riscaldamento della casa obbligava l’utilizzo degli attacchi preesistenti. Caletti dunque, partendo dalla mera funzionalità pratica, individua e realizza una doratura dei tubi, per indicare un’armonia estetica. Due semplici condotti paralleli qui palesano la loro funzione, diventando il simbolo di una Milano che tutto ottimizza. 

Milano, la città nota perché nobilita il lavoro industriale, ridisegnandolo per poi mostrarlo al mondo. Il titolo Parallel lines è ispirato all’album dei Blondie, una delle icone di riferimento di Fausto Caletti. 

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ALPI

Ludovica+Roberto Palomba

 

Se pensiamo alle montagne immaginiamo delle punte bianche piene di neve, o ghiaccio, che vanno dalla terra al cielo. Questa parte esterna racchiude effettivamente tesori immensi fatti di minerali, terra, frammenti, acqua, argilla.  

Anche il nostro muro è spinto dalla diversa forza degli elementi che, come le Alpi, avanza nell’ambiente diventando angolo, vetta che separa il pieno dal vuoto. Proprio come accade sotto le montagne, l’argilla, l’acqua, e i colori della terra spingono il pieno deformando il muro con una traiettoria strana, angolata, che avanza nello spazio dell’appartamento.  

L’abbiamo chiamato Alpi perché ispirato a questa catena montuosa che è parte italiana, e parte appartenente a stati confinanti, bellissima ed unica in tutta l’Europa. Questa catena montuosa abbraccia Milano, mostrando una vista stupenda anche con i colori del tramonto. 

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NON SONO IO CHE AMATE

MA CHI MI ABITA

Raffaele Barbuto

"Non sono io che amate, ma chi mi abita" (Roger Munier, “Il meno del mondo”, 1982). L’analogia dell'abitare uno spazio e del vivere l'Arte di Raffaele Barbuto.  

L’impatto è fuorviante, rimanda a un grande cartellone pubblicitario colorato e stratificato dai passaggi del tempo. Ma poi, la grande opera di Barbuto, affrontato il primo scrutare approfondito, è un macro-mondo di linguaggi, frammenti, forme e materiali che, sfogliandolo con lo sguardo, mostra anatomie, espressioni e gesti che richiamano elementi naturali, come foglie e dettagli di forme. O come curve dinamiche di paesaggi e movimenti del pensiero.

 "Non si ama un luogo ma chi lo abita", scrive Roger Munier. La casa è fatta da chi l’ha creata, vissuta, amata, odiata. La casa è lo spazio abitativo più intimo, raccolto, misterioso e personale: rappresenta quell’unico momento di pausa e di calore. Le pareti domestiche sono infatti il rifugio della vita passata, presente, o che verrà. L’opera di Barbuto realizzata per Ginger House parte proprio da qui, come sottolinea il titolo Non sono io che amate, ma chi mi abita. L’artista, attraverso la sua grande opera dalle tante sfaccettature, realizzata appositamente per lo spazio della casa di Porta Venezia, indica che le tracce che lasciamo nello spazio abitato rappresentano l’essenza viva di quel luogo. L’uomo che l’ha vissuta è la sua casa. Le pareti non contano, ciò che importa è il racconto delle storie consumate lì dentro, delle memorie, dei dolori, e delle gioie. Questo è casa.  

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CARILLON

Fausto Caletti

Pochi elementi a matita a creare un micro-mondo fiabesco che rimanda a un ricordo ancora vivido, mescolato a delle figure ispirate da un disegno di Elsa Schiaparelli, che Caletti ha deciso di rappresentare esteticamente attraverso il ricamo a macchina. L’opera, un grande arazzo a parete, accenna a un’area storica di Milano dove, fino a qualche anno fa, c’era un luna park. Si trattava delle ex Varesine, dove oggi sorge la nuova area urbanistica di Porta Nuova. Negli anni ‘60 questo territorio ha visto il formarsi di un piccolo parco di divertimenti, divenuto stabile dal 1973 al 1998. Non è semplice pensare a una Milano ludica. Questa metropoli italiana è una città seriosa, dall’intenso lavoro e dalle relazioni veloci. Ecco perché la scelta formale della giostra, rappresentata dagli animali che la popolavano, non è affatto canonica. La giostra assume qui un doppio significato: quello di semplice svago per tutte le età e quello del vorticoso moto perpetuo. Milano è dunque una città circolare che irretisce e rinnova. Milano è una fiera delle vanità che accumula il nuovo con il vecchio in un mixage culturale sempre in divenire.

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OUR ART CURATOR

Rossella Farinotti

Rossella Farinotti è critica d’arte contemporanea, curatrice e giornalista. Scrive per magazine e riviste di settore come “Flash Art Italia”, “Zero.eu”, “Telescope”, “Arte”, “Exibart”, “Pagina99”. Direttore esecutivo dell’archivio Gio’ Pomodoro (Milano) dal 2016; consulente curatoriale per Sergio Rossi The Magic Kingdom e la piattaforma Kooness.com; direttore artistico della Cittadella degli Archivi del Comune di Milano e docente a contratto del Master Art Market presso l’Università Cattolica di Milano; nel 2013 pubblica il Quadro che visse due volte, sulla relazione tra arte e cinema. Vive e lavora tra Milano e Chicago dal 2014.